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CAPITOLO 7

L’azione corre sul filo

Erano le sei del mattino e Don Luca si svegliò riposato, stiracchiandosi nel letto della sua camera. Dopo Giunti in villa un altro motivo di preoccupazione attendeva Don Luca: alla richiesta di sapere dove fosse Tommy, la servitù rispose che non era ancora rientrato.
“Manca solo di ricevere brutte notizie anche da lui…” – ma concluso questo pensiero, la sua mente lo stava riportando alla questione Tarano.
Il finto funzionario che aveva abilmente sostituito era in fin di vita, mentre l’originale decisamente più rompiscatole ma in salute era comunque a sua disposizione e stava marcendo in una cantina. Quello che sapeva era che nei giorni successivi avrebbe avuto bisogno di un Tarano, poco importava quale fosse dei due, l’importante era che facesse il suo volere.
Doveva assolutamente sapere com’era la situazione in ospedale ed agire di conseguenza. Si avvicinò al telefono e alzata la cornetta compose il numero del centralino dell’ospedale. Dopo essere stato passato per diversi interni riuscì a parlare con un’infermiera che si trovava nella sala d’aspetto dove aveva lasciato i suoi picciotti. Chiese di farsi passare Riccardo Storchi.
“Pronto Don Luca, mi dica….” – disse il picciotto non appena raggiunse il ricevitore.
“No Ricky, dimmi tu! E’ finita l’operazione? Come sta il nostro Tarano?” – era evidente che la preoccupazione non fosse dovuta a legami verso quella persona ma solo per puro interesse.
Riccardo sembrava titubante. – “Beh, qui onestamente non ci sono molte novità,continuano ad entrare ed uscire dottori ed infermiere dalla sala operatoria. Pare che Mont…ahem… Tarano stia messo malissimo… ma ancora non so dire nulla di preciso…”“Fa niente Riccardo, tu tienimi sempre aggiornato. E mi raccomando, tu e Livio state attentissimi a chi gira lì in ospedale, qualsiasi persona sospetta ma anche non, la dovete tenere sotto controllo.” – poi il Don si fermò a riflettere. – “E quando finalmente Tarano verrà portato fuori e messo in una camera, continuate la sorveglianza. E nel caso ancora che dovesse schiattare in quella maledetta camera, non fate entrare nessuno e impedite che nessuno los appia. Potremo poi procedere a sostituirlo con l’altro… e ti immagini che miracolo? Un Giulio Tarano nuovamente in salute!” – questa era il primo pensiero che lo portava a sorridere dall’inizio di quella conversazione. – “Siamo intesi?”“Sì, certo. Non c’è alcun problema.” – gli confermò il picciotto.
“Bene, allora sapete cosa fare. Saluti.” – concluse il Don.
“Ma…” – stava replicando il picciotto quando dall’altra estremità la cornetta era già stata riagganciata.
Il primo passo era stato fatto ora c’era ancora da sistemare tutto il resto. Il Don rialzò nuovamente la cornetta e compose il numero del Circolo della Botte.
Dopo circa cinque o sei squilli dall’altra parte qualcuno rispose. – “Prooonto?” – era la voce di Tito.
“Sono Don Luca… come va con i nostri ospiti?”- chiese senza perdere tempo in inutili discorsi e convenevoli.
“Bene, sono stati messi dove nessuno li può trovare o sentire… nemmeno la luce gli arriva…” – rispose soddisfatto il proprietario del Circolo.
“Ecco a questo proposito volevo chiederti di portarmeli qui in villa…” – poi sembra vaessersi fermato a riflettere – ”…anzi no, dell’autista non me frega niente, ma avrei bisogno che tu mi portassi qui Tarano. E ne avrei bisogno alla svelta. Puoi farlo?” – lo chiese per cortesia,ma sapeva bene che era chiaro che una risposta negativa non sarebbe stata tollerata.
Tito sembrava disorientato da quell’improvviso cambio di programma ma tutto sommato continuare o meno quella custodia a lui non faceva differenza. – “Certo Don, faccio come se fosse già lì da lei. Ma glielo porto impacchettato?”“Sì, impacchettato andrebbe decisamente meglio.” – confermò il Don.
“E così sarà. Ordinerò subito a Giò di portarglielo. A presto Don Luca!” – e così ebbe fine la loro telefonata.
E il secondo passo del suo piano era stato compiuto, nonostante gli imprevisti vedeva nuovamente la situazione tornare sotto il suo controllo. E mentre ancora si stava compiacendo con questi pensieri, il suo telefono cominciò a squillare.
“Pronto…” – rispose quasi immediatamente il Don.
“Sì, sono Riccardo… ho cercato di chiamarla subito dopo che mi aveva chiamato ma trovavo sempre la linea occupata…” – ma il picciotto fu interrotto dal Don.
“Vieni al punto, come mai mi hai cercato? Novità?” – gli chiese.
“No… era per quello che mi ha detto prima. Ci ha già pensato lei a mettersi d’accordo con i dottori? O dobbiamo farlo noi appena ne vediamo uno uscire?” – fu la domanda di Riccardo.
“Mettersi d’accordo? E per cosa? Vi ho detto che dovete sempre tenere sotto controllo Giulio quando sarà in camera e non permettere a nessuno di avvicinarlo. Cosa non ti è chiaro?”– aggiunse perplesso Don Luca.
“Io intendevo nel caso… come dire… Tarano crepasse sotto i ferri! Se non avvisiamo i dottori per tempo delle nostre intenzioni, sostituire un morto e spacciarlo per vivo e vegeto potrebbe essere davvero complicato…” – gli spiegò il picciotto.
A questo non aveva pensato e purtroppo per come stavano le cose, l’eventualità che Montgomery tirasse le cuoia durante l’operazione erano molto alte. – “Hai ragione Ricky.
Pensateci voi, non appena vedete un cambio di dottore assicuratevi che questo collabori con noi. Con le buone…o con le cattive…”“Pensiamo a tutto noi Don, per il momento la saluto.” – ed in questo modo anche l’ultima telefonata ebbe fine e Don Luca poté cominciare a studiare le prossime mosse.
Aveva assistito all’epilogo di un tentato omicidio. Aveva foto che potevano confermarne l’accaduto. Aveva un’ottima notizia in anteprima che nessun altro giornale aveva. Ma non poteva farne parola per volere del Don.
Jackie era abbastanza abbacchiato per questo, ma non voleva perdersi d’animo, forse c’era ancora il modo di trarre vantaggio da quegli eventi. La sua meta ora era la stazione di polizia,magari là qualcuno già sapeva e avrebbe trovato nuovi indizi riguardo quella situazione che nessuno aveva avuto il piacere di spiegargli.
Parcheggiò la sua macchina non troppo vicino alla Centrale, non voleva dare nell’occhio.
Mischiandosi fra la gente fece il suo ingresso ed iniziò a cercare Peter nei vari uffici.
Nel giro di qualche minuto riuscì a trovare il suo informatore, il quale sembra sorpreso divederlo. – “Jackie… ma non ti aspettavo qui a quest’ora… sei un po’ in anticipo!”L’orientale si strinse nelle spalle. – “Non sono venuto qui per chiederti il risultato delle tue ricerche… più che altro avrei un’informazione… ma è delicata, non è il caso di parlarne qui.”
L’espressione dell’interlocutore si fece ancora più sorpresa. – “E va bene… sono proprio curioso di sentire quale sia l’argomento. Seguimi, andiamo in una delle salette degli interrogatori, lì dovremmo avere tutta la tranquillità che ci serve.” – e con passo veloce iniziò ad incamminarsi per i corridoi della centrale seguito dal giornalista.
Indicò una porta a Jackie e lo fece entrare, una volta entrato lui stesso richiuse la porta alle proprie spalle. – “Ebbene? Come mai tutto questo alone di mistero?”“Peter… oggi c’è stato un tentato omicidio. Credo. Beh, di sicuro c’è stata una sparatoria.”
– esordì l’orientale.
L’altro sgranò gli occhi. – “Quando? E dove? Possibile che nessuno ci abbia chiamato?”“E’ successo tutto stamattina… ad occhio e croce intorno alle undici e mezzo. Davanti all’Hotel Royal. Riguardo il fatto che nessuno vi abbia chiamato… beh… diciamo che è nell’interesse di qualcuno tenere la faccenda segreta. Ma non chiedermi di più, questo è quanto ti potevo dire.” – Jackie si era fatto decisamente serio.
Peter iniziò a grattarsi il capo. – “Beh innanzitutto ti ringrazio per questa soffiata. Visto come ho ricevuto questa informazione non potrò rivelare tutto ciò che mi hai detto,immagino…” – si fermò e vide che l’altro annuiva – ”…appunto… in questo caso proverò a mandare qualche pattuglia solo per fare qualche controllo, da quello che mi hai raccontato sicuramente qualcuno avrà assistito all’accaduto e potremo cominciare un’indagine.”
Si fermò ancora a riflettere, ma poi riprese a parlare sorridendo. – “Beh, vedo che ogni tanto se tu quello che fornisce un’informazione preziosa! Chi l’avrebbe detto?!”E Jackie colse al volo quella provocazione. – “Infatti… e spero che te ne ricorderai la prossima volta che avrò bisogno io di informazioni…“L’altro annuì ed aggiunse: – “Bene, allora ho anche il piacere di dirti che c’è stato qualche sviluppo riguardo l’omicidio avvenuto ieri… se riesci a passare qui fra un paio d’ore, quando tutto sarà confermato, avrò un po’ di cose da dirti!”Il giornalista era abbastanza soddisfatto, ma avrebbe preferito ricevere notizie riguardo l’altro omicidio, ma si tenne per sé questo suo pensiero.
Al bancone del suo bar Angelo riesaminava nella sua testa l’accaduto della mattinata. Il suo colpo gli era sembrato davvero preciso, a meno che quel Tarano avesse avuto una fibra davvero tosta era sicuro che ormai era solo questione di tempo per considerare il suo lavoretto portato a termine.
Tuttavia non voleva lasciare nulla al caso ed essere sicuro di essere stato ancora infallibile.
A tale scopo per avere una conferma sulle condizioni del suo bersaglio, aveva mandato una persona fidata a gironzolare per l’ospedale per avere aggiornamenti sulla situazione. E Roberto faceva al caso suo: era il ragazzo che tutte le mattine gli portava il giornale, ma col quale aveva anche stretto un rapporto di collaborazione per lavori meno leciti. Sapeva bene che lui aveva parecchi informatori e più di una volta questi gli erano tornati utili.
Inoltre era anche il caso di evitare di dare troppo nell’occhio. La sventatezza del giorno precedente poteva costargli caro e quindi al momento, nonostante lui fosse il Macellaio,preferiva che fosse un altro a rischiare per lui.
Anche quell’affare doveva filare liscio. Poi quella notte avrebbe anche sistemato i due uomini che Don Luca gli avrebbe consegnato, dopodiché forse era meglio sparire per un po’.
Era primo pomeriggio, il bar era tranquillo e anche ciò che poteva vedere all’esterno attraverso la vetrata, ovvero una strada silenziosa e deserta, lo aiutava ad attendere serenamente notizie da Roberto.
In un altro punto di Crylo c’era invece chi non era affatto tranquillo. Ciro continuava a camminare avanti e indietro nell’ufficio di Don Luca.
“Si può sapere che ti prende?” – gli chiese il Don.
“Cosa mi prende?! Ma porca miseria… non le pare strano che Tommy sia sparito? Dopo gli ultimi avvenimenti e il casino di stamattina come diavolo potrei riuscire a stare tranquillo?!?” –fu la risposta secca del picciotto che non provò nemmeno a trattenersi.
Il Don gli diede un’occhiataccia. Nonostante condividesse la sua preoccupazione non voleva che si rivolgesse a lui in quel modo. – “Ciro… non credere che non mi importi, solo che66se non l’avessi notato con tutte le cose che abbiamo in ballo sono un po’ a corto di uomini fidati. So che vorresti andare a cercare Tommy ma mi spiace preferisco tu rimanga qui.”
L’altro allargò le braccia. – “E allora manda qualcun altro! Con tutta la gente che lavora per te qui in villa, ci sarà ben qualcuno che possa fare qualche ricerca…“Don Luca iniziò a pensarci. Le guardie della villa non voleva spostarle, ma tutto sommato aveva un bel po’ di scagnozzi tra cui scegliere per poter affidare un lavoretto abbastanza facile.
– “E va bene, fai salire qui in ufficio quei due che di solito mandiamo al Circolo della Botte quando vogliamo essere sicuri che alcune nostre operazioni filino liscio…“Ciro sapeva bene a chi si stava riferendo e senza aspettare ulteriormente sparì uscendo dallaporta.
Poco dopo fece ritorno in compagnia di due possenti uomini, che si misero di fronte alla scrivania del loro capo.
“Ragazzi ho da darvi un compito facile facile. Attendevo il ritorno di Tommy Calò ma ancora non si è visto qui in villa. Dovete andare a cercarlo e soprattutto lo dovete trovare.
L’avevo messo alle costole di un giornalista orientale quindi cercate a casa di costui, al giornale, alla stazione di polizia, a casa di Tommy… ogni volta che visitate uno di questi posti chiamatemi per fare rapporto.” – attese qualche secondo per vedere se qualcuno dei due avesse delle domande, ma trovandosi di fronte al loro silenzio, aggiunse: – “Andate pure.”
I due scagnozzi prima di raggiungere la macchina si imbottirono per bene di armi. Ognuno dei due aveva una pistola, un tirapugni e un manganello. Sapevano bene che non stavano per partire per la guerra ma non volevano farsi trovare impreparati.
Nessuno dei due brillava troppo per acume e al momento si sentivano soddisfatti di aver ricevuto un importante incarico dall’alto! – “Hai visto Ian? E’ arrivato il nostro momento! ! ! Finalmente il capo ha capito il nostro valore!”Anche l’altro era entusiasta ma lo dava meno a vedere. Salirono in macchina ed era il momento di decidere dove andare. Come prima meta decisero di visitare la casa di Tommy Calò. A voler pensar male questa decisione poteva essere dovuta al fatto che fosse l’ultimo posto suggerito da Don Luca, quindi quello più vivo nei loro ricordi.
Trascorsero il viaggio in macchina parlando di come dovevano giocarsi bene le loro carteper fare bella figura con il Don, era un’occasione da prendere al volo.
Parcheggiarono proprio di fronte alla palazzina dove abitava Tommy e videro che poco più avanti era posteggiata la sua Chrysler Fordor nera.
Per accedere a quel condominio bisognava superare un cancello chiuso, dietro al quale una vecchina stava scopando il terreno.
Si fece avanti Ian. – “Buon giorno signora. Stiamo cercando Tommy Calò… siamo suoi amici…“La vecchina si fermò ed iniziò a squadrarli. – “Buon giorno a voi. Mi spiace ma non credo che troverete qui Tommy… l’ho visto stamattina ed era molto di fretta… ha detto che si fermava solo un attimo…“Ian incalzò: - “Quindi lei ci ha parlato! Cosa le ha detto?”
“Che si fermava solo pochi minuti per cambiarsi, ha detto che stava indossando quegli stessi vestiti da troppi giorni!” – gli rispose la donna.
“Beh ma la sua macchina è qui fuori… magari è già tornato. Ci farebbe entrare signora?” –chiese infine Ian.
L’altra alzò le spalle. – “Come volete, vi apro, ma non mi pare di averlo sentito tornare…comunque fate pure.” – e dicendo questo aprì loro il cancello.
Non sapevano esattamente a che piano abitasse, quindi ad ogni porta guardarono il nome indicato in una targhettina.
Per loro fortuna il picciotto abitava al primo piano, quindi la ricerca fu breve. Si ritrovaronodavanti la porta chiusa del suo appartamento. Provarono a bussare e a far leva sulla manigliama senza successo.
“Ian… la porta è chiusa… che facciamo?” – chiese Frankie.
“Semplice… usiamo le maniere cattive. Pensaci tu ad aprirla.” – fu la risposta secca di Ian.
L’altro prese una breve rincorsa e con una spallata scardinò la porta. Ora erano dentro.
Iniziarono a ricercare segni del suo passaggio in ogni stanza, fino a giungere alla camera daletto, dove si parò loro davanti un macabro spettacolo.
Tommy Calò era riverso al suolo su un fianco, in una pozza di sangue. Come era avvenutoper Pietro Alliata, gli era stata tagliata la gola. Ma non solo, anche a lui era stato asportatol’occhio destro.
Nonostante fossero abbastanza sconvolti per quella visioni si ricordarono subito comeagire, dovevano informare immediatamente Don Luca e nel corridoio a pian terreno avevanovisto il telefono condominiale.
Ian si precipitò a comporre il numero della villa, mentre dietro di lui Frankie eraemozionato per quel momento.
“Proooonto?” – rispose Don Luca.
“Sì Don… sono Ian!” – gli rispose lo scagnozzo.
“Ah sì Giùan!” – sapeva benissimo che non si chiamava così, ma lui preferiva italianizzare il suo nome – “Dimmi… dove siete?”
“Siamo a casa di Tommy Angelo. E l’abbiamo trovato…” – non sapeva bene che parole utilizzare per completare il reale resoconto dei fatti.
Dietro di lui Frankie non riusciva a contenere l’emozione: – “E digli quanto siamo stati bravi! ! ! L’abbiamo trovato subito! ! !”
Ian scosse la testa e riprese: – “Ecco, l’abbiamo trovato ma… è morto. E’ nelle stesse condizioni di come era stato trovato Pietro… sgozzato e senza un occhio…“
Dall’altra parte del telefono il Don cominciò una lunga serie di improperi, terminata la quale tentò di raccogliere le idee. – “Ok, adesso voi rimanete lì ed impedite a chiunque dientrare in quella casa. Fino all’arrivo del Tenente Salvatore, che chiamerò ora. Mi raccomando.” – e dicendo questo chiuse la telefonata.
I due scagnozzi tornarono al piano di sopra e iniziarono a setacciare la casa in cerca diqualche traccia dell’assassino.
La porta ormai era inutile controllarla, era rimasto poco dei suoi cardini.
Durante il loro controllo trovarono una finestra aperta che dava sulla parte laterale delcondominio, affacciandosi ad una via interna tra quel palazzo e uno uguale adiacente.
Non molto lontana dalla finestra c’era la scala antincendio.
“E’ passato di qui.” – furono le parole di Ian quando si accorse di una lunga strisciata disangue vicino al davanzale di quella finestra.
Don Luca ora era davvero preoccupato. Un altro suo uomo assassinato brutalmente. Al dilà del legame affettivo che poteva avere verso Tommy, che considerava parte integrante dellasua famigghia, il suo pensiero andava a Don Tommaso e quanto avrebbe potuto prendere malela notizia. L’unico modo per salvarsi le chiappe era riuscire a stanare l’assassino.
Non c’era altro tempo da perdere, prese il ricevitore del telefono e chiamò la centrale dipolizia, chiedendo di farsi passare il Tenente Salvatore.
Con lui non ebbe buone parole, anzi, più volte sottolineò come la polizia non avesse fattoalcun passo avanti nella ricerca dell’assassino di Pietro, su quanto fossero inutili e chedovevano garantire più collaborazione e risultati migliori se voleva che i rapporti fra di loronon si incrinassero. Tutto questo naturalmente venne detto usando parole più dure.
Il motivo della rabbia del Don fu chiaro al Tenente non appena il prima fece riferimento alvero motivo della chiamata. Un altro picciotto della famiglia Santè era stato ammazzato.
Don Luca gli descrisse brevemente cos’avevano trovato i suoi scagnozzi e dov’era situatala casa di Tommy Calò. Non volle perdere tempo nell’aggiungere altro.
“Non si preoccupi Don Luca, partirò io stesso con alcuni uomini per andare a setacciare illuogo del delitto. Troveremo quel bastardo, glielo garantisco.” – cercò di rassicurarloSalvatore, che sapeva bene che per come si erano messe le cose erano in molti a rischiare.
Nessuna novità. L’operazione stava andando avanti ormai da diverse ore ma nessunainformazione trapelava dalla sala operatoria. Da quello che aveva potuto capire la situazioneera abbastanza disastrosa e questo l’aveva anche potuto intuire dall’elevato numero dipersonale che si era mobilitato per tentare di salvare il morente Tarano.
L’unica cosa che sapeva era proprio che la vita di quel poveraccio era appesa ad un filo. Edera arrivato il momento di comunicarlo a chi l’aveva mandato lì a sorvegliare la situazione. Siavvicinò al telefono a gettoni presente nella sala d’aspetto e velocemente compose un numeroche conosceva bene, rimanendo poi in attesa di una risposta dall’altro capo.
“Da Angelo, buon giorno…” – fu la risposta che ricevette.
Riconobbe la voce e subito rispose. – “Ciao Angelo, sono Roberto.”
“Ciao, dimmi tutto…” – disse l’altro, il quale attendeva quella telefonata già da parecchiotempo.
“Guarda… non è che ci sia molto da dire. E’ ancora dentro sotto i ferri, sembra che le suecondizioni non migliorino.” – gli disse.
Angelo valutò cosa rispondere e lo fu sincero: – “Bene, se le condizioni continuano apeggiorare, per quel che mi riguarda, è una buona cosa! Almeno magari non avrò da muovermiancora per finire l’opera!”L’altro ragazzo sorrise di fronte a quella franchezza. – “Meglio per te Angelo! Senti… ioprovo a vedere se riesco ad ottenere qualche informazione in più. Qui in ospedale ho un paio diinformatori molto attendibili, così la prossima volta che mi farò sentire potrò darti notizie piùsicure.”
“Ottimo Roberto, mi aspetto di sentirti presto.” – concluse Angelo appena prima diriappendere la cornetta.
Non appena anche lui riagganciò il ricevitore e si volse per guardare la sala d’attesa. Sisentiva osservato ma forse era solo un’impressione.
Ian sentì le sirene di due volanti della polizia che erano arrivate nella strada di fronte alcondominio. Sia lui che Frankie si posizionarono sulla porta dell’appartamento di Tommy adaspettare l’arrivo dei poliziotti. Presto iniziarono a sentirne l’incedere sulle scale.
Erano in cinque, il primo di loro sembrava più “decorato”. Proprio lui si fermò davanti aIan, il quale non perse tempo e gli chiese: – “E’ il tenente Salvatore?”“In persona. Chi me lo sta chiedendo?” – domandò a sua volta l’altro.
“Ian McMoin, sono al servizio di Don Luca e stavo aspettando il vostro arrivo. Poteteentrare.” – fu la sua risposta.
Con un po’ di sdegno il tenente gli rispose: – “Di certo non avevo bisogno del suo permesso per entrare qui. Ma già che ci siamo vi chiederei di rispondere a qualche domanda del mio collega mentre perquisirò la casa.” – e dicendo questo, accompagnato da altri due poliziotti, si introdusse nell’appartamento.
Gli ultimi due poliziotti rimasti si fermarono sulla porta per interrogare i due scagnozzi.
Dopo aver richiesto le generalità chiese: – “A che ora siete arrivati qui?”
“Circa venticinque minuti fa…” – rispose Ian.
“E cosa avete trovato?” – incalzò il poliziotto.
“Saliti a questo piano abbiamo bussato per cercare Tommy ma nessuno rispondeva e laporta era chiusa.” – gli disse.
“E dunque come siete entrati?” – chiese nuovamente il poliziotto.
Un po’ imbarazzato Ian rispose: – “Dalla porta…”“Ma non era chiusa?” – chiese conferma.
“Appunto… ‘era’…” – disse stringendosi nelle spalle.
L’altro scosse il capo ma mentre stava per replicare la loro conversazione venne interrottada una bestemmia che giungeva dall’interno della casa. Probabilmente il tenente aveva trovatoil cadavere.
Dopo un paio di minuti il tenente Salvatore riapparse. – “Ho visto il corpo… credo che sia meglio che nessuno di noi entri nell’appartamento, ora chiamerò la scientifica e faremo analizzare da loro il luogo del delitto.”
Prese parola Ian: – “Se può esservi utile come informazione abbiamo avuto modo di vedere che l’assassino è passato dalla finestra di una delle camere. C’è una traccia di sangue a provarlo…”.
Dietro di lui anche Frankie si lasciò scappare un commento: – “Ecco diglielo! Fagli capire quanto siamo stati in gamba!”
Il tenente annuì e ordinò ad un suo sottoposto di verificare quell’indicazione, dopo di ché scese al piano inferiore dov’era situato il telefono e chiamò la scientifica.
In quel preciso momento dell’ufficio di Don Luca il telefono iniziò a squillare.
Era ancora infuriato per le ultime notizie ricevute ma cercando di tenere un certoautocontrollo, sollevò la cornetta. - “Pronto?”Dall’altra parte gli rispose Jackie che voleva informarlo su come stavano procedendo ilavori che gli erano stati affidati. In particolare voleva parlargli di Livì.
“Vede… grazie alle mie ricerche ho saputo che in qualche modo esistono delle foto compromettenti della nostra cantante…” – rivelò l’orientale ma venne interrotto dal Don.
“Potresti dirmi qualcosa che io non sappia già?” – lo stuzzicò Don Luca.
“Beh, lei forse non sa che queste foto sono anche legate all’omicidio che è avvenuto ieripomeriggio! Quel fotoreporter, Gabriel Novice, pare fosse in possesso di tali foto! Eprobabilmente è per questo che è stato ucciso!” – disse trionfante delle sue scoperte.
Dall’altra parte del ricevitore invece Don Luca si fece serio. Se quello che gli stava dicendoil maledetto cinese era vero, allora Angelo Corleone era in qualche modo implicato. Dallesupposizioni alle quali era arrivato circa l’accaduto del giorno prima, tutto conducevanuovamente a lui. E la possibilità di avere quelle foto evitando uno scontro con Don Orazio eradavvero allettante!Nonostante quell’informazione fosse molto preziosa non volle dare troppe soddisfazioni algiornalista ed incalzò chiedendogli: – “Va benissimo questo tipo di ricerche, utili per carità, maquello che più mi interessa è trovare l’assassino di Riccardo. Su questo hai delle buone notizieda darmi? Cos’hai scoperto?”Jackie esitò qualche secondo poi rispose: – “Mi spiace ma per questo c’è ancora daattendere qualche ora. Sto portando avanti le mie indagini ma solo stasera riuscirò ad avere lerisposte che cerco, non appena saprò qualcosa glielo farò sapere…”“E qui io devo sempre aspettare… qui mi seccano i picciotti e io devo aspettare… stoperdendo un uomo ogni due giorni e tu non sei ancora in grado di dirmi nulla…” – sbraitò ilDon.
“Non credo di capire a cosa si sta riferendo…” – chiese l’orientale che effettivamente noncapiva a cosa lui stesse alludendo.
“A cosa mi riferisco? Mi riferisco a Tommy! L’hanno trovato morto a casa sua ed è stato lostesso bastardo dell’altra volta. Ora ti è più chiaro a cosa mi riferisco?” – era davvero seccato.
Jackie impiegò qualche istante per realizzare l’accaduto. Anche se Tommy gli era statoaffiancato solo per ‘fargli da guardia’, tutto sommato provava sincero dispiacere nel pensareche la sua vita si fosse spenta. Per quello che aveva potuto vedere dei picciotti della famigliaSantè, Calò di sicuro gli sembrava quello più accomodante.
Accantonando i sentimenti prevalse poi il suo spirito da giornalista d’assalto:probabilmente la scomparsa del picciotto era ancora una notizia fresca fresca che nessun altrocronista sapeva. Doveva cogliere al volo anche quell’occasione. – “Diamine Don Luca… sonodavvero costernato per l’accaduto. Le prometto che andrò subito nel luogo dell’accaduto perindagare su cosa sia successo…”“E’ successo che l’hanno ammazzato. E a casa sua.” – fu la risposta secca del Don.
Poi riprendendo un po’ di calma gli diede l’indirizzo e lo salutò freddamente.
Nell’ufficio insieme a lui c’era Ciro. Inutile dire che l’altro era ancora più scosso, conTommy aveva un legame di profonda amicizia.
Le parole dell’orientale gli avevano inculcato il dubbio che Angelo potesse sapere qualcosariguardo la faccenda delle foto. Era una strada che voleva battere. Prese la cornetta ancoracalda e compose il numero del bar del Macellaio.
“Da Angelo, pronto?” – fu la risposta all’altro capo.
Per una volta era riuscito a trovarlo al primo colpo, ne era sorpreso. – “Sono Luca Lucca…ahem, volevo dire, sono Don Luca.”
Il barista non si aspettava quella chiamata, pensava che fino alla mezzanotte non avrebbeavuto modo di parlare con lui. – “Buon giorno Don Luca, di cosa ha bisogno?”“Di alcune risposte Angelo. Parliamo di Livì Ariette, ho come l’impressione che tu sappiaqualcosa circa delle sue foto compromettenti che sono in circolazione. Sì, mi riferisco proprio aquello che è accaduto ieri in centro…” – volle arrivare subito al nocciolo della questione.
Corleone mantenne la calma. – “In effetti credo di sapere di cosa sta parlando e possoanche dirle che quel materiale è passato per le mie mani. Al momento però non ne sono più inpossesso.”
Non era la risposta che avrebbe voluto Don Luca, ma non demorse subito. – “Ok, ma alloraimmagino tu sappia chi le ha in mano ora…”“No, neppure questo. Io le ho recuperate ma poi non so a chi sono state date e quindi chi lestia custodendo.” – in un certo senso almeno per metà la sua risposta era stata sincera.
“Ho capito. Quindi non sai dirmi niente di più?” – chiese per un’ultima volta.
“No Don Luca, mi dispiace.” – concluse Angelo.
“Allora non c’è altro, ci vediamo stanotte.” – e chiuse la telefonata.
Vide che Ciro non era ancor sbollito, iniziò a pensare a cosa potergli far fare per farloconcentrare su altro ma neanche a farlo apposto il suo telefono ricominciò a squillare.
“Diamine ma che succede oggi? ! ?” – prese la cornetta e rispose.
Dall’altra parte fu Riccardo a salutarlo. – “Don, volevamo avvisarti che qui c’è un tiziostrano che sta girando e continua a fare domande sulle condizioni di Tarano. Per carità avederlo così pare innocuo, ma visto che ci ha detto di avvisarla di ogni cosa…“Don Luca lo interruppe. – “E hai fatto benissimo. Adesso andate a pescarlo, lo blindate e lofate parlare. Tutto vi deve dire… partite pure dalle scuole materne che ha fatto, tutta la sua vita,fino a quando vi dirà chi l’ha mandato e perché. Sono stato sufficientemente chiaro?”Riccardo fu veloce nel rispondere. – “Chiarissimo, andiamo subito a prenderlo!” – e questavolta fu lui a chiudere la conversazione.
Mentre pensava al lavoretto che lo attendeva a mezzanotte, il telefono del bar “Da Angelo”iniziò a squillare.
“Pronto?” – rispose il barista.
“Ciao Angelo, sono ancora io, Roberto.” – gli rispose il ragazzo.
Angelo attendeva con impazienza la notizia della morte di Tarano e volle subito chiedernela conferma. – “Ciao Roberto… mi porti buone notizie?”L’altro tentennò. – “Tutt’altro. Ma non mi sto riferendo al tizio che è in sala operatoria. Asuo riguardo non sono arrivate altre novità…”“E allora a cosa devo questa chiamata?” – gli chiese Angelo incuriosito.
“Sai, ti avevo detto che avrei parlato con un paio di informatori… beh, circa le condizionidel paziente non è emerso nulla ma ho saputo qualcosa di interessante che ti riguarda. Miriferisco al duplice assassinio avvenuto in città ieri: pare che la polizia sia abbastanza convintache il colpevole sia tu e forse hanno anche delle prove… volevo quindi avvisarti di stare moltoattento.” – gli confidò il ragazzo.
Angelo non sembrava curarsi molto della cosa. – “Non ti preoccupare per me, sono uscitoda situazioni decisamente più complicate! Davvero, ora l’unica preoccupazione e che schiattiTarano. Mi raccomando fammi sapere se ci sono novità che lo riguardano.”
“Dài, va bene. Ma se fossi in te io non sottovaluterei quello che ti ho detto. Per ciò cheriguarda Tarano invece non app…” – e la conversazione venne terminata improvvisamente.
Angelo rimase solo un attimo perplesso poi riagganciò il telefono. Magari Roberto avevasolo finito i gettoni pensò.
Jackie arrivò all’abitazione di Tommy. Fuori vide parcheggiata la sua macchina e trovò ilcancello esterno aperto, per lui non fu quindi un problema entrare.
Sentì che al piano superiore c’era un certo trambusto e decise di recarsi subito lì. Non si erasbagliato, era proprio quello il posto che stava cercando.
Con passo deciso si diresse verso la soglia d’ingresso dell’appartamento ma venne fermatoda un poliziotto.
“Mi scusi, non sono un ficcanaso sono un giornalista. Sono venuto per documentarel’accaduto.” – Jackie disse questo mostrando la sua macchina fotografica.
Il poliziotto però non sembrò molto collaborativo. – “Mi spiace ma al momento l’ingresso ènegato a chiunque. Stiamo aspettando l’arrivo della scientifica. Dopo che questa avrà eseguito irilevamenti potrà entrare ma fino ad allora può scordarselo.”
L’orientale provò a giocarsi l’asso nella manica. – “Senta… mi ha mandato qui DonLuca… credo che per lui sia importante ch’io possa entrare…”“Potrebbe averla mandata anche il Papa ma non fa alcuna differenza, dovrà pazientareancora per circa una mezzoretta, tanto la scientifica sarà qui a breve.” – gli rispose il poliziotto.
Il giornalista rimase un po’ contrariato ma d’altronde non poteva fare altro che aspettare.
Poi vide che poco distanti dalla porta c’erano altri due uomini che avevano appuntate alle lorogiacche una spilletta a forma di giglio. Quello era un inequivocabile simbolo di appartenenza algruppo dei Santè. Anche i Sironi avevano una spilla simile ma a forma di sole.
Si avvicinò ai due uomini e tentò di richiamare l’attenzione di quello più vicino, tuttavial’altro non sembrava intenzionato a dargli ascolto.
Provò ad essere un po’ più diretto. – “Scusatemi, Don Luca mi ha mandato qui dicendomiche Tommy Calò è stato ucciso… voi avete avuto modo di vedere cos’è successo là dentro?”Frankie fu il primo ad illuminarsi. – “Sì sì, siamo stati noi a trovarlo! E al primo colpo!Siamo stati eccezionali!”
Ma tutta la sua concitazione fu interrotta da Ian che in tono più serio aggiunse: – “In effettiabbiamo ritrovato noi il cadavere per primi… e non è stato un bello spettacolo. Come perPietro, gola tagliata e gli è stato cavato un occhio.”
Jackie finalmente aveva trovato le interessanti notizie che andava cercando. – “E com’è chel’avete trovato? Era solo? E come siete entrati? Si sa chi può essere stato l’ultimo ad averlovisto vivo?”
Continuò a rispondere Ian: – “L’abbiamo trovato già morto, il suo assassino si era giàdileguato, ma non è stato attentissimo nel nascondere le sue tracce. Abbiamo trovato unamacchia di sangue sul davanzale della finestra, quella della camera che dà sulla viuzza internaa questi due palazzi.” – si fermò poi riprese – “Sul come siamo entrati… beh, il cancello disotto ce l’ha aperto la portinaia, che tra l’altro credo sia anche stata l’ultima persona ad avervisto vivo Tommy. Per entrare in casa diciamo che abbiamo dovuto essere un po’ più decisi…”“Sì sì, una bella e poderosa spallata!” – commentò Frankie.
L’orientale li ringraziò delle preziose informazioni ricevute e decise di ingannare l’attesaandando a vedere la strada tra le due palazzine e a parlare con la portinaia.
Don Luca era ancora seduto alla sua scrivania quando sentì che qualcuno stava bussandoalla porta in legno di noce del suo studio.
Entrò la sua cameriera Kate. – “Mi scusi, volevo solo avvisarla che sta facendo ingresso aicancelli un furgoncino che arriva dal Circolo della Botte. Chi guidava sosteneva di avere unappuntamento con lei…”“Sì, confermo tutto. Fatelo venire qui e assicuratevi che porti con sé il pacco che mi deveconsegnare.” – mentre diceva questo strizzò l’occhio alla giovane ragazza.
Poi si mise vicino alla finestra per seguire dall’alto gli spostamenti di quel piccolo furgone:il motore si spense non appena giunse davanti alla scalinata d’ingresso della villa.
Riconobbe la persona che scese, era Giò il taciturno buttafuori del circolo. Lo videcircumnavigare il mezzo ed aprire i due portelli sul retro. Poi lo vide caricarsi a spalla unsaccone di iuta. Dopo aver controllato che non fosse armato le sue guardie lo fecero entrare.
Dopo pochi minuti Giò e il sacco fecero capolino dalla porta.
“Mettilo pure lì sul divano.” – disse Don Luca – “Per il momento lascialo ancoraimbacuccato.”
“Chi diavolo sei?” – la voce proveniva dal sacco.
“Al momento questo non è importante.” – gli disse il Don.
“Ma voi non sapete in che guaio vi state cacciando! Voi non sapete chi sono io!” – dissel’ostaggio che non aveva ben compreso di non essere nella condizione di poter minacciare.
“Tu ti trovi qui proprio perché so bene chi sei.” – commentò il Don.
“Mi avete impedito di partecipare ad una riunione importantissima… la mia vita e quelladella mia famiglia sono in pericolo a causa vostra.” – urlò Tarano.
“Forse non ti è chiaro che se sei ancora in vita è proprio per merito mio. A quella riunioneho mandato un’altra persona al posto tuo e il caro Don Orazio che ti stava manipolando hapensato bene di farti sparare non appena tu fossi uscito dalla Sala Congressi.” – commentò DonLuca.
Dal sacco non fu proferita parola.
“Bene, vedo che inizi a capire. ” – continuò il Don – “Fatto sta che adesso, la persona cheavevo mandato al posto tuo si trova in ospedale ad un passo dalla morte, mentre tu sei qui vivoe vegeto.”
“E mia moglie?” – chiese Giulio preoccupato.
“Questo non lo so ma direi che volendo possiamo accertarcene.” – gli rispose Don Luca –”Ma anche tu dovrai collaborare. Ho bisogno che tu ti metta al mio servizio per i prossimigiorni, credo che in fondo me lo devi. L’alternativa sarebbe tornare da Don Orazio… ma perquale motivo? Fargli completare l’opera? Quindi… saresti vivo con me o morto in qualunquealtro caso.”
Le parole del Don furono davvero convincenti. – “Va bene, farò come volete. Basta soloche poi mi lascerete libero di tornare da mia moglie e alla mia vita.” – disse Tarano.
“Non c’è problema, quello che ti chiedo io è di rimanere qui per qualche giorno e difirmare eventuali documenti che ti saranno richiesti.” – gli disse il Don.
Poi disse a Giò che poteva spacchettarlo.
Il sacco fu tolto e vennero sciolti i nodi che legavano i suoi polsi e le sue caviglie. Quandofinalmente poté girarsi vide che era al cospetto di Don Luca. – “Avevo immaginato che c’entrasse Don Tommaso, ma non pensavo fossi tu a tenere le redini del gioco…“
“Direi che non ti saresti aspettato tante cose di quelle avvenute in questi giorni.” – fu ilcommento di Don Luca. Poi gli indicò il telefono. – “Se vuoi chiamare tua moglie peraccertarti delle sue condizioni fai pure.”
E così fece. E si ritrovò a gioire di poter parlare anche se a distanza con la moglie. Fu purecontentissimo di poter parlare con la sua cagnetta Lulù anche se non gli fu subito chiaro il motivo. Non capiva nemmeno perché la moglie insistesse tanto sul fatto che doveva riguardarsiper non riprendersi quella brutta tosse. Come ultima raccomandazione prima di chiudere la telefonata le disse di non stare a casa da sola e di chiamare suo fratello, che avrebbe dovuto starle sempre vicino.

Dopo ancora qualche saluto la cornetta fu riappesa e dopo giorni finalmente era ricomparsoun sorriso sul volto di Tarano.
Jackie non aveva trovato nulla nella via in mezzo ai condomini e quindi decise di recarsisubito dalla portinaia.
Ebbe con lei un veloce dialogo nel quale tentò di capire a che ora poteva essere stato assassinato Tommy e se la vecchia avesse udito o visto nessuno entrare nella palazzina.
Mentre parlava alla portinaia sentì che gli uomini della scientifica erano arrivati, numerosi,e che avevano cominciato il loro lavoro.
Purtroppo la donna non aveva visto nulla ma poté confermargli che Tommy in mattinataera rientrato a casa per le undici e un quarto. A sua detta avrebbe dovuto fermarsi solamente per il tempo di cambiarsi, ma evidentemente le cose erano andate diversamente.

capitolo ottavo



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