Ogni riferimento a persone e cose esistite o esistenti e/o a fatti realmente accaduti e' puramente causale. Questo e' solo un gioco
 
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Primo giorno

La fiera di Novara era iniziata alla grande.

Fin dal primo mattino la gente era intervenuta numerosa, festante, interessata e curiosa.

In certi casi alcune persone erano posizionate davanti a bancarelle ancora coperte del telo protettivo per la notte e prive della presenza dell'espositore. La folla ha invaso le strade prima ancora che tutte le bancarelle fossero pienamente operative e gli espositori al completo di personale.
Nonostante un tempo troppo bello, infatti il caldo iniziava a tambureggiare sulla testa di qualche espositore il cui banco era al sole, la gente non accennava a diminuire.
Solo durante le ore centrali i presenti diminuirono leggermente ma solo per riempire bar, locali e ristorati per rifocillarsi.

Inoltre tutta la fiera aveva come colorato corollario manifestazioni di varie associazioni culturali o teatrali, oppure cori di musica etnica, sacra o profana.

Apprezzati soprattutto dai bambini erano gli spettacoli dei Paranoid Artists : i giochi buffi e le maschere perfette e colorate rappresentanti strani mostri immaginari, rallegravano ogni angolo che raggiungevano.

Talvolta si instaurava una sorta di “jam session” tra Paranoid Artists, saltinbanchi e altri artisti per rappresentazioni all'insegna della migliore tradizione del teatro antico del canovaccio.

La gente sembrava apprezzare e partecipare con entusiasmo e particolare successo e repliche ebbe una versione dell'Iliade i cui protagonisti erano impersonati da animali e dai loro stereotipi.

Il pomeriggio lasciava spazio alla sera quando alle 17e 30 circa i Paranoid Artists, come da programma ufficiale, iniziarono a uno spettacolo in piazza Puccini.

Con i meravigliosi e fantasiosi costumi che li caratterizzavano, misero un scena una rivisitazione de “La volpe e l'uva” con alcune personaggi in più, ma mentre stavano rappresentando il proprio pezzo, però, un chicco d'uva palesemente era distratto da qualcosa che attirava la sua attenzione.
Il personaggio non aveva parti parlate, però palesemente era concentrato su altro e continuava a guardare verso il banco di un espositore vicino ai portici dell'entrata dei camerini del teatro Coccia.
Ciò divenne tanto più evidente quando lasciò il posto in scena e si diresse verso il banco. Il proprietario era un tipo schivo che già dall'atteggiamento e dalla postura palesava evidenti problemi di autostima, tuttavia sul suo espositore erano visibili oggetto molto curati e visivamente apprezzabili. Il vago sorriso di quest'ultimo che aleggiava sul viso durante la rappresentazione scompariva all'avvicinarsi dell'attore al suo banco. Quando il magro signore si accorse cosa il “chicco d'uva” stava guardando lanciò uno sguardo allibito, cercando conforto, alla sua destra verso la ragazza dello stand affianco.