Ogni riferimento a persone e cose esistite o esistenti e/o a fatti realmente accaduti e' puramente causale. Questo e' solo un gioco
 
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Prima della festa di San Petrionio

PERSONAGGI

Don Orazio Spironi … Padrino di Crylo
Don Tommaso Santè … Padrino di Crylo
Don Luca Carmelo Santo … Braccio destro di Don Tommaso
Tony Mancuso … Picciotto di Don Tommaso
Riccardo Storchi … Picciotto di Don Tommaso
Pietro Alliata … Picciotto di Don Tommaso
Montgomery Solomon … Elettricista del comune
Livì Ariette … Cantante e donna di spettacolo
Jackie … Insegnante di Arti Marziali e giornalista
Ciro Erba … Picciotto di Don Tommaso
Tommy Calò … Picciotto di Don Tommaso
Kate … Cameriera di Don Luca
Giulio Tarano … Funzionario bancario di Nivarro
Mario … Tuttofare dipendente de “La Voce di Crylo”
Oscar … Capo Redattore de “La Voce di Crylo”
Angelo Corleone … Barista e sicario
Roberto … Ragazzo che consegna i giornali
Nando … Aiutante di Angelo
Valente … Rinomato Sarto
Giuseppe … Poliziotto all’accoglienza della centrale di Polizia
Salvatore … “Maresciallo” o meglio capitano della Polizia
Peter … Poliziotto informatore di Jackie
Moschin … Tenente di polizia
Livio Marturano … Picciotto di Don Tommaso
Tito … Proprietario del Circolo della Botte
Giò … Buttafuori del Circolo della Botte
Sam … Croupier del Circolo della Botte
Gina … Ballerina e intrattenitrice del Circolo della Botte
Bruno … Poliziotto che si occupa di identikit
Gabriel … Giornalista di “sCRYviLO”
Nino … Receptionist dell’Hotel Royal
Gustavo Maluccio … Dottore di Crylo
Lulù … Cagnetta di Giulio Tarano
Mesino … Funzionario Bancario di Crylo
Josè Casari … Ricco petroliere
Vittorio Capomonte … Segretario Sala Congressi
Ian McMoin … Scagnozzo di Don Luca
Frankie … Scagnozzo di Don Luca

Era il 19 maggio e la città di Crylo si svegliava con una soleggiata mattinata primaverile del 1930.
Alcune signore munite di borsone di tela per la spesa si erano già avventurate per le botteghe della parte centro-meridionale della città alla ricerca di generi di prima scelta, nella parte nord le industrie stavano riaprendo i battenti per dar vita ad una lunga giornata di lavoro, mentre in tutta Crylo il traffico di autovetture era ancora blando, situazione che da lì a poche\ ore sarebbe decisamente cambiata. Nel mezzogiorno il modo più conveniente per spostarsi rimanevano le proprie gambe, a meno di non volersi infliggere gli ingorghi delle vie principali…
La maggior parte della gente del posto viveva in modo più che soddisfacente, in una città ben curata e che tecnologicamente si teneva al passo con i tempi. L’utilizzo dell’automobile era ormai diffuso, se ne vedevano parecchie circolare, a dire il vero alcune potevano essere scambiate per rottami, ma per lo meno il loro compito lo eseguivano!
Anche a livello di informazione la popolazione era discretamente soddisfatta: esistevano infatti tre testate giornalistiche e la radio era presente praticamente in tutte le case.
Il televisore invece era alla portata solo dei più ricchi, ma ai tempi aveva solo una funzione d’informazione, in quanto non esisteva ancora una realizzazione di programmi televisivi di intrattenimento. Un altro importante sistema di comunicazione molto diffuso era il telefono: lo si poteva trovare negli uffici, enti pubblici, luoghi come bar e ristoranti, le case di persone più o meno benestanti. Nei condomini più poveri, se presente, ce n’era uno a disposizione per tutti, ovviamente a gettone.
A ben vedere questa situazione di tranquillità poteva sembrare strana in quanto dietro ogni commercio, ogni iniziativa comunale, ogni nuovo edificio costruito o anche solamente dietro ogni nuovo esercizio aperto, correvano gli interessi di due potenti famiglie mafiose, quella di Don Orazio Spironi e di Don Tommaso Santè.
Le due famiglie erano in lotta fra di loro per ottenere il predominio sui traffici di Crylo, cercando via via di ampliare le proprie zone di competenza, senza pestare i piedi della famiglia rivale… o per lo meno di farlo in modo non troppo vistoso!
La polizia, pur garantendo la sicurezza della città, non disdegnava di prendere qualche mazzetta da entrambe le fazioni, con un reciproco accordo di non farsi del male a vicenda.
In effetti questa era la prima cosa che veniva insegnata ai picciotti di una “famigghia”, ovvero di non uccidere un poliziotto, in quanto un’azione del genere avrebbe creato non pochi problemi e rotto un equilibrio basato su determinati vincoli indissolubili.
I cittadini non vivevano in modo negativo tale situazione: se da un lato alcuni erano caldamente invogliati a favorire una famiglia o a versare dei pizzi, sapevano comunque di poter ricevere protezione da chi stava alle loro spalle o anche chieder loro dei servizi particolari che di certo la polizia non avrebbe potuto fornire…
Per sommi capi, nonostante gli Spironi e i Santè tentassero di prendere sotto il proprio controllo qualsiasi attività di Crylo, effettuarono involontariamente una spartizione che portò Don Orazio a tenere le redini della parte nord della città, mentre Don Tommaso quella sud.
Nella parte settentrionale la famiglia Spironi aveva sotto controllo la grande parte industriale, dove vi erano diverse aziende che si occupavano della produzione di gomma, pneumatici, posate, automobili, tessuti e diverse industrie chimiche.
Sempre a nella parte nord, verso ovest, a diverse altezze della città si trovavano la stazione (un mezzo veloce per arrivare nei due centri più grandi vicini, ovvero Nivarro e Galiena), il grande Teatro Ribalta e una specie di centro commerciale, per meglio dire un grosso supermercato su due piani, ospitante all’interno piccoli negozi gestiti dal proprietario del centro stesso.
Per quello che riguarda il lato residenziale oltre alle comuni case, vi erano stanziate anche le ville della popolazione ricca di Crylo.
Nella parte meridionale gestita dalla famiglia Santè si trovava il Duomo, la chiesa più grande di tutta la città e il cimitero.
Il territorio più ad est, affacciato sul mare, ospitava un attivo porto, il quale era uno dei punti nevralgici per il commercio.
Nel cuore di questa parte sud era anche stanziato il centro abitato più popolato, le botteghe dei vari commercianti ed era quindi l’area dove la densità dei cittadini era più alta.
Esattamente al centro di Crylo era situato il Comune.
Altri locali che meritano menzione sono il Circolo della Botte, luogo nel quale si vociferava vi fossero traffici poco legali e nel quale veniva praticato gioco d’azzardo, il Bar Bè che in pratica era un loungebar per una clientela un po’ eccentrica, ricavato da un vecchio salone da parrucchiera. Dalla lista dei posti di particolare rilevanza non devono essere dimenticati il Club Apollo e il Club del Giglio, i quali erano dei locali privati nei quali erano soliti andare rispettivamente i componenti della famiglia degli Spironi e quella dei Santè.
La nostra storia ebbe inizio da questo scenario…

CAPITOLO 1

Adunata alla villa

Don Luca Carmelo Santo era seduto alla poltrona della sua scrivania e rifletteva su tutte le cose che si trovava a dover gestire ora che la famiglia aveva bisogno di lui per portare avanti le attività in un momento tanto difficile.
Mentre chiudeva l’ultimo fascicolo sentì bussare alla sua porta. - “Avanti..”
La porta si aprì e fu varcata da Tony Mancuso, uno degli uomini di maggior fiducia di Don Luca, il quale con passo veloce si diresse verso quest’ultimo con fare preoccupato.
“Saluti Don Luca. Vengo per conto di Don Tommaso… vuole sapere a che punto è la situazione… l’arrivo di Tarano è previsto per domani e vuole assicurarsi che tutto sia stato accomodato.”
Don Luca con fermezza replicò: “Don Tommaso può stare tranquillo, ho già un piano e non ci saranno grane… lo scambio avverrà e i nostri interessi saranno fatti. Lo garantisco.” – poi senza aspettare una replica – “Se era solo una conferma che ti serviva ti congedo subito… ho un po’ di cose da vedere ora.”
Tony abbassò lo sguardo e salutandolo abbandonò la stanza.
I tempi stringevano, l’affare sarebbe dovuto andare in porto due giorni dopo, nella sua testa sapeva esattamente cosa fare: le ricerche erano state eseguite con ottimi risultati e l’autista di Tarano era già stato corrotto. Ora rimaneva solo da sbrigare l’ultimo piccolo dettaglio.
Senza perdere altro tempo Don Luca chiamò al suo cospetto Riccardo Storchi e Pietro Alliata. “Ragazzi, dovete procedere nel recuperare il sosia… sapete dove trovarlo…” Ricky chiese dubbioso: “Ma… con le buone o… con un trattamento speciale?”
“Ragazzi, siate convincenti ma non torcetegli un capello, fategli capire che gli devo fare un’offerta che non potrà rifiutare!” – poi con un gesto indicò la porta ai due dicendo loro di fare in fretta.
Montgomery Salomon si trovava in comune, aveva appena finito di sistemare le ultime cose e ora gli rimaneva da risolvere alcuni problemi di corto circuito segnalati dai proprietari del Teatro Ribalta.
Salì velocemente sul suo autocarro di lavoro e si mosse in direzione del teatro. La città sembrava tranquilla, la gente passeggiava godendosi la bella giornata di sole. Su alcuni muri erano appesi i manifesti pubblicitari per la festa di San Petronio, la festa patronale di Crylo, che avrebbe avuto luogo quattro giorni dopo.
Non gli sarebbe dispiaciuto poter partecipare a tale festa proponendo uno dei suoi spettacoli: ormai da diverso tempo aveva studiato particolari pratiche con i metalli e l’elettricità, ottenendo dei buoni giochi pirotecnici e luminescenti. Sarebbe stato davvero fantastico mostrare la sua abilità in un’occasione come quella della festa, un giorno nel quale anche le due famiglie si sfidavano nel creare il festeggiamento più spettacolare, ognuna organizzando particolari show nel proprio Club solo allo scopo di lasciare a bocca aperta il pubblico.
Finalmente arrivò davanti al teatro: incontrò subito il proprietario che gli mostrò quali erano i grossi problemi che dovevano essere sistemati dopodiché lo lasciò al suo lavoro. Dopo qualche ora si ritenne soddisfatto del proprio operato e tornò dal proprietario: lo vide occupato in una conversazione con un’altra persona. Stavano parlando di Livì Ariette, una nota cantante, giovanissima, la donna di spettacolo più bella per opinione di molti. – “Sembra proprio che Don Orazio abbia fatto il colpaccio! Si dice che Livì canterà al Club Apollo per San Petronio!” - “Oh, meno male, sembrava che non ci fossero molte idee quest’anno… ma già una presenza di questo calibro risolleva il tutto!”
Montgomery sentì questo discorso e, dal momento che lui parteggiava per il Club del Giglio visto che in fondo era Don Tommaso che aveva dato lavoro a suo padre al porto, gli venne in mente di tentare di sminuire la bionda diva. – “Ehm, scusate se vi interrompo, ma io l’ho vista… e secondo me sono solo le luci a renderla così bella… perché invece se la vedeste dal vivo notereste che ultimamente si è parecchio imbruttita… non è più la Livì di una volta…“
Il proprietario del teatro e il suo interlocutore si guardarono perplessi, non tanto per l’irruzione nella loro conversazione, piuttosto per la plateale boiata sparata dal giovane elettricista. – “Guarda ragazzo che io ho assistito ad un suo spettacolo nemmeno due settimane fa… e ti assicuro che mai vidi bellezza che potesse eguagliarla…“
E Montgomery: - “Beh ma è sfiorita proprio ultimamente, ormai pare proprio bruttina…” – ma venne interrotto dal proprietario spazientito – “Senta, piuttosto di dire certe minchiate andiamo a vedere come ha aggiustato le luci dietro al palco…” – e si diresse velocemente dove il ragazzo aveva lavorato nelle precedenti ore.
Provò tutto quello che prima non funzionava e stupefatto dai nuovi giochi di luce che Montgomery aveva installato si rifece serio e si avvicinò al ragazzo porgendogli 10 dollari – “Vedo che hai lavorato bene. So che dovrei pagare direttamente il comune ma… considera questo denaro come un incentivo a tenerti disponibile nel caso avessimo delle urgenze… di solito ci fate aspettare parecchio e tu lavori bene. Quindi spero di poter contare su un tuo pronto intervento nel caso avessimo dei problemi… siamo d’accordo?”
Montgomery prese al volo il denaro offerto, quella cifra corrispondeva ad un suo mese di lavoro. Annuendo lo ringraziò, dopodiché fece ritorno al suo autocarro.
Nessuna notizia interessante. Niente di niente. E neppure il dojo l’aveva chiamato. Sembrava essere il pomeriggio più noioso della sua vita. Jackie si alzò dal divano e iniziò ad eseguire degli esercizi con la sua katana.
Finchè la mancanza di iscritti ai suoi corsi fosse continuata avrebbe fatto meglio a concentrarsi sull’altra sua attività, questo era quello che si ripeteva nella sua testa. Lavorava come giornalista per “La voce di Crylo” ed era anche riuscito a farsi un nome su quel giornale riscuotendo molto successo per due articoli che aveva scritto in passato. Certo, una spintarella da parte di Don Tommaso l’aveva avuta per riuscire a farsi prendere in considerazione dall’editore nonostante la giovane età e la sua nazionalità orientale, però ce l’aveva fatta e ancora continuava a collaborare attivamente, guadagnando abbastanza per vivere più che dignitosamente anche quando il lavoro al dojo mancava.
Doveva concentrarsi, riordinare le idee e trovare il giusto filo logico da seguire per trovare il materiale per il suo prossimo articolo e se ci fosse riuscito sarebbe stato un altro successo.
Il soggetto del suo articolo sarebbero state le misteriose uccisioni avvenute nel corso dell’ultimo mese: nonostante la città fosse nelle mani di due famiglie mafiose, mai erano avvenuti così tanti delitti in un così breve arco di tempo… e tutti i morti appartenevano alla stessa famiglia, quella dei Santè.
Si stava anche spargendo la voce che Don Tommaso fosse così preoccupato di questi avvenimenti da lasciare la sua villa per nascondersi, ipotesi avvalorata anche dal fatto che ultimamente non era stato più visto al Club del Giglio e che nelle varie cerimonie si fosse fatto sostituire dal suo braccio destro, Don Luca Carmelo Santo.
Pensando a questi fatti Jackie decise di provare ad andare alla stazione di polizia, dove aveva un suo informatore, che magari avrebbe potuto fornirgli qualche dritta su cosa cercare.
Alla porta qualcuno bussò nuovamente. Don Luca disse seccamente - ” Avaaaanti.” Era di nuovo Tony. Aveva in mano un pizzino di Don Tommaso che consegnò prontamente. – “Don Tommaso voleva ricordarti come istruire il sosia… e che si aspetta che non ci siano errori. Gli affari in gioco sono troppo importanti.”
Don Luca lesse velocemente il foglietto di carta:

Lettera

Figlioccio mio, che anche se non lo sei è come se tu lo fossi, mi fido di te e so che riuscirai a mandare in porto l’operazione nel migliore dei modi, com’io avrei fatto. Mi aspetto di ottenere tutte le cose che ti riporto, non accetto problemi di nessuna sorta. La nuova stazione di servizio vicino al comune VA costruita, mentre non deve essere nemmeno presa in considerazione la costruzione del secondo parcheggio del grosso supermercato, i nostri bottegai l’hanno richiesto e questo fa parte di quelle piccole sicurezze che dobbiamo dar loro. DEVE passare il finanziamento per il nuovo cantiere navale, è troppo importante per noi. E mi raccomando, le ristrutturazioni del teatro vanno bocciate. Saluti Carmelo, non deludermi.

“Come dissi prima, sereno deve stare, ha lasciato la faccenda in ottime mani e garantisco che sarà un successo, la nostra famiglia ne uscirà vincitrice su tutti i fronti”.
Tony fece un cenno di assenso e si diresse verso la porta.
“Mentre scendi fai salire da me Ciro e Tommy.” – aggiunse Don Luca prima che l’altro uscisse.
Dopo nemmeno un minuto due imponenti figure in abito nero fecero ingresso nell’ufficio: erano Tommy Calò e Ciro Erba, due uomini al servizio della famigghia da molto tempo.
Il primo dei due si rivolse a Don Luca: “I miei saluti Don. Ci ha fatto cercare?” “Sì Tommy, ho bisogno di voi. Dovreste trovare e portarmi qui quel giornalista… quello giovane che era già venuto qui in villa a intervistare Don Tommaso pochi mesi fa.” “Sarà fatto. Immagino quindi che l’ospite vada trattato con cura…” – sentenziò Calò come a chiederne una conferma.
“Esatto, portatelo qui e trattatelo bene.” – aggiunse Don Luca senza aggiungere altro, poi il suo sguardo si spostò verso la finestra, come se i suoi pensieri stessero viaggiando già verso altri lidi.
I due picciotti capirono che il loro Don non avrebbe dato loro altri compiti e lasciarono con passo spedito l’ufficio.
Montgomery fece ritorno in comune; ormai era tardo pomeriggio e le cose più urgenti da sbrigare le aveva già portate a termine. Decise quindi di ritirare l’autocarro e prendere la sua bicicletta per far ritorno a casa, dove avrebbe trovato la madre probabilmente già intenta ad affaccendarsi per la cena.
In una decina di minuti si ritrovò ad imboccare il vialetto di casa sua. Scese dalla bicicletta e mentre le stava mettendo la catena sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle.

Scattò in piedi in fretta e furia e vide due uomini ben vestiti, che sembrava stessero proprio aspettando di parlare con lui. – “Buona sera.” – disse l’uomo più vicino con voce forte.
“Buona sera a voi… ma… con chi sto parlando?” – chiese Montgomery abbastanza preoccupato.
“Siamo venuti qui per conto di Don Tommaso. Ha bisogno di parlarti… e a quanto pare sembra volerti fare una generosa offerta in cambio di un piccolo piacere. Qualcosa che non credo potrai rifiutare.” – spiegò Riccardo Storchi in poche parole.
Montgomery parve sollevato e il nome di Don Tommaso gli diede un minimo di sicurezza, visto quello che aveva fatto per il padre credeva fosse davvero il caso di andare a sentire cosa mai potesse volere da lui.
I due gli intimarono di salire sulla Chrysler Fordor nera parcheggiata davanti a loro, aggiungendo che l’avrebbero portato subito alla villa. Senza farselo ripetere il ragazzo salì sulla vettura.
In un altro punto di Crylo un’altra automobile si era messa in moto. Era la Ford V8 coupè di Jackie, che iniziava lentamente ad immettersi nel traffico cittadino, il quale era notevolmente aumentato rispetto allo scenario dell’inizio della mattinata.
Se fosse riuscito ad avere le informazioni giuste dal suo contatto in polizia forse avrebbe avuto finalmente una pista da seguire e, soprattutto, un articolo che sarebbe stato pagato a peso d’oro.
Dopo circa un chilometro e mezzo Jackie notò che un’automobile nera lo stava seguendo. Decise quindi di provare a fare qualche variazione al suo percorso, mettendo temporaneamente da parte l’idea di andare alla centrale per vedere se riusciva a seminare quell’inaspettato inseguitore.
Purtroppo sembrava non riuscire a prendere metri dall’altra macchina così decise di provare a fermarsi con noncuranza e di vedere la reazione dell’altra auto. Parcheggiò davanti ad un ferramenta e velocemente entrò nel negozio. Una volta all’interno si portò vicino alla vetrina per buttare un occhio su cosa stava accadendo fuori.
Vide che anche la sua macchina inseguitrice si era fermata e da essa erano scesi due uomini, grossi come armadi e vestiti di tutto punto che si erano diretti verso la sua Ford. Mentre non perdeva di vista le azioni dei due una voce lo richiamò catturando la sua attenzione. – “Mi scusi, posso esserle utile?” – era il proprietario della ferramenta, che sembrava essere abbastanza incuriosito dallo strano comportamento di Jackie.
“Ehm… veramente… beh… sì. Avrei bisogno dei chiodi.” – gli rispose avvicinandosi al bancone.
“Bene, ne abbiamo di diversi tipi, in base allo scopo… le faccio vedere quelli che ho qui disponibili in negozio.” – dicendo questo iniziò ad estrarre diverse scatoline da sotto il bancone.
Mentre il negoziante era preso ad esporre la sua merce Jackie lanciò un’altra occhiata all’esterno e vide che i due uomini si erano fermati davanti alla sua macchina e sembravano attenderlo lì.
“Bene bene bene, come le dicevo questi vanno bene quasi per ogni materiale…” – riprese il negoziante.
Jackie guardò la scatolina mostrata e annuendo disse – “Sì, questi fanno al caso mio, li prendo.” – estrasse un dollaro e lo diede al proprietario della ferramenta che cercò di fermarlo subito – “No, aspetti la scatola viene 10 centesimi… un dollaro è decisamente troppo e al momento non avrei il resto da darle…”.
“Tenga pure il dollaro, siamo a posto così.” – concluse Jackie.
Il negoziante parve un po’ in imbarazzo e iniziò a frugare sotto il bancone. – “Lei esagera… ma lasci almeno che le dia un piccolo omaggio. Ecco… era qui… dove diav…ah!
Ecco! Sarei felice se accettasse questo gadget della Macten, è un piccolo cacciavite, spero le possa tornare utile.” – e sorridendo glielo consegnò insieme alla scatola di chiodi.
Era arrivato il momento di tornare alla macchina e di capire cosa stesse succedendo.
Tornando alla sua Ford i due uomini iniziarono a guardarlo. – “Salve. Ti stavamo cercando per conto di Don Tommaso. E’ richiesta la tua presenza da lui in villa. Ora.”
“Di cosa si tratta?” – chiese Jackie insospettito.

“Noi non ne abbiamo idea, ma il Don vuole riceverti, subito, te ne parlerà lui. Possiamo portarti noi in macchina, poi ti riporteremo qui.” – concluse Tommy invitandolo alla macchina.
Senza altre domande Jackie salì sulla vettura dei due picciotti.
La macchina con a bordo Montgomery arrivò ai cancelli della villa. Dopo un paio di parole scambiate tra Ricky e un uomo messo di guardia, la macchina ricominciò la sua marcia fino ad arrivare al parcheggio interno.
Ancor prima di entrare all’interno della casa dei Santè, il giovane elettricista venne perquisito e una volta accertato che non avesse armi, fu condotto da Ricky direttamente nell’ufficio di Don Luca.
Montgomery rimase un piacevolmente stupito nel vedere l’eleganza di quel salone: da un lato troneggiava una bella scrivania dietro alla quale era seduto un uomo che lo stava fissando.
Dall’altra parte della sala c’era una specie di salottino con alcuni divani e lì venne fatto accomodare.
Anche Don Luca prese posto sul divano, mentre Riccardo Storchi rimase sulla porta per garantire un rapido intervento in caso di necessità.
“Saluti. Ti ho fatto condurre qui perché Don Tommaso, e quindi la nostra famiglia, ha bisogno di te.” – iniziò con calma il Don.
“Bene, se posso esserle utile vedrò di adoperarmi come potrò per far tutto il possibile per aiutare…” – ma Montgomery venne zittito da un’occhiataccia di Ricky.
“Stavo dicendo…” – riprese Don Luca – “Che avremmo bisogno che tu ti presentassi in un determinato luogo al posto di un’altra persona. Come vedi è un lavoretto piuttosto semplice. E verrai ben pagato.”\
“Ottimo! Direi che è una cosa che posso fare… se poi fosse anche possibile magari dare un aiuto anche a mio padre, lui lavora al porto, quello che è stato tanto favorito da Don Tommaso, sì insomma sarebbe magnifico se…” – il fiume in piena di parole di Montgomery venne nuovamente interrotto da Ricky.
“Miiii… muto devi stare mentre parla il Don… e che cazzo, sempre ad interromperlo…” – si lasciò scappare Ricky sempre fermo sull’uscio della porta.
Don Luca fece un cenno d’assenso al suo picciotto e riprese il suo discorso: “Domani arriverà qui a Crylo un certo Giulio Tarano. E’ un giovanissimo figlio di papà che si ritrova a fare il funzionario bancario. Verrà qui perché tra due giorni avrà una riunione insieme ad altri quattro funzionari per decidere come finalizzare alcuni investimenti. Tu dovrai andarci al posto suo e prendere alcune decisioni per noi molto importanti. Sappiamo che due voteranno sicuramente come noi vogliamo, ma sappiamo altresì che due voteranno in modo totalmente opposto, quindi l’ago della bilancia sarai tu.” – e si fermò per vedere se Montgomery avesse capito.
Il giovane pareva dubbioso – “Chiedo scusa ma non mi è chiaro…“
Don Luca, spazientito, iniziò a ripetere ciò che gli aveva detto primo e finalmente sembrava che tutto era stato compreso. “Bene. Allora ricordati questo: devono passare i finanziamenti per il nuovo cantiere navale e per la costruzione dell’area di servizio vicino al Comune. Invece NON deve essere stanziato denaro per la ristrutturazione del Teatro Ribalta, né per la costruzione del secondo parcheggio del centro commerciale. Intesi?” – chiese Don Luca che purtroppo sembrava intuire che la risposta sarebbe stata negativa.
“Forse farei meglio a prendere qualche appunto circa queste cose…” – confessò Montgomery.
Dalla porta Ricky si fece scappare un altro commento – “Miiii, per le cose elettriche sarà un genio ma per tutto il resto è un coglioooone!”
Don Luca rise divertito e rifece la lista delle cose che il giovane doveva ricordarsi. Riccardo si mosse dalla porta e consegnò al suo Don un foglio. – “Questo era insieme alle informazioni che ci ha dato Don Tommaso. Su questo foglio è presente la firma di Tarano, il Don vuole che il sosia la impari e la esegua in modo impeccabile”.
Don Luca annuì. – “Già, anche questo è necessario. Allora facciamo così: Ricky ti starà appiccicato finché non imparerai a fare questa firma. Domani verrai portato da un nostro sarto per un abbigliamento adeguato e poi si procederà alla sostituzione.”
Montgomery si limitò ad annuire col capo.
“Perfetto, ora potete portarlo via, per domani deve filare tutto liscio.” – e diede congedo sia a Riccardo che al giovane elettricista.
Ciro Erba condusse Jackie fino alle porte della villa dei Santè. Qui l’ospite venne perquisito e fu costretto a lasciare chiodi e cacciavite all’ingresso. Salendo la scalinata interna della villa incrociò altre due persone che la stavano scendendo, uno era verosimilmente un altro picciotto, l’altro sembrava vestito da lavoro.
Jackie era già stato in quella villa in occasione dell’intervista a Don Tommaso e si ricordava abbastanza bene la strada, tuttavia notò che stavolta lo stavano conducendo nell’ala opposta.
Venne portato in un lussuoso ufficio, al cui interno un uomo seduto su un divano gli disse di accomodarsi. Così fece, mentre Ciro invece rimase sulla porta.
“Saluti, nel caso non mi conoscesse sono Don Luca Cammmeeelo Santo.” – iniziò il Don. “Sì, la conosco, gode di una certa notorietà in città…” – confermò Jackie.
“Bene, visto che già mi conosce direi di saltare i convenevoli… e di parlare di affari. Le posso far portare qualcosa da bere? – chiese Don Luca mentre stava raccogliendo le idee. “Un whiskey andrà benissimo.” – fu la risposta dell’orientale.
Dopo pochi istanti entrò Maria, l’avvenente cameriera di Don Luca, dalla scollatura generosa e la gonna incredibilmente corta rispetto a quelle che di vedevano in giro. Fatta eccezione per i night.
Portò due whiskey e chiese se c’era altro che potesse fare ma Don Luca rispose che questo era sufficiente, al momento.
“Allora, veniamo al dunque. La situazione in città si fa calda. Tutte queste uccisioni di miei uomini stanno generando non poca ansia all’interno della mia famiglia. So che lei ha dei giri giusti per avere informazioni che potrebbero aiutarci a far un po’ di luce su cosa sta avvenendo e perché no, magari anche per trovare quei figli di bottana che stanno dietro a questi delitti.
Può essermi utile, Jackie?” – concluse così il suo monologo.
“In effetti penso proprio di sì. Ho alcuni informatori, anche nella polizia, che credo possano darmi qualche utile informazione per capirci qualcosa.” – ammise l’orientale.
“E posso sapere il nome di questi informatori? Magari sono gli stessi che ho anch’io…” disse sibillino il Don.
“Preferisco non svelare il nome di chi mi passa le soffiate…” – rispose seccamente.
Dalla porta si sentì Ciro dire: - “Miii, anche il gallo canta la mattina…” ”…e muore la sera.” – aggiunse don Luca con un mezzo sorriso.
“Va bene, questa era una delle cose che avevo da chiederle… poi ci sarebbe un’altra cosa, più frivola diciamo. Tra pochi giorni sarà San Petronio e ho sentito che la stella Livì Ariette probabilmente parteciperà allo spettacolo organizzato dalla famiglia delle Spironi.
Io so che in passato lei ha avuto a che fare con Livì, vorrei chiederle se potesse riuscire a convincerla di venire a cantare al nostro club. Ah, non guasterebbe se poi nei suoi articoli facesse cattiva pubblicità circa quello che ha organizzato Don Orazio…” – ma il discorso del Don venne interrotto da Jackie.
“Mi spiace ma su quest’ultimo punto non posso venirle incontro… non è nei miei principi… riguardo invece Livì… beh, vedrò quello che posso fare.” – poi soffermandosi a pesare quello che gli aspettava aggiunse – “Ma dal momento che le mie ricerche partiranno dal Circolo della Botte, avrei bisogno di una scorta… me la può fornire?”
“Certo, ed essendo accompagnato dai miei uomini di sicuro non avrà problemi ad entrare. C’è altro?” – chiese pensando che le richieste non fossero finite.
“In realtà sì, avrei bisogno che il pagamento fosse anticipato… avrò bisogno di denaro nel corso delle mie indagini…” – ammise Jackie.\ “Avevo intenzione di darle 30 dollari, una bella cifra quindi. La riceverà subito, lascerò delle indicazioni ai miei uomini del piano di sotto.” – lo rassicurò.
“Perfetto, allora comincio subito.” – l’orientale salutò il Don e venne accompagnato da Ciro all’ingresso dove ebbe modo di recuperare le sue cose, denaro compreso, e poi venne riportato alla sua macchina.

capitolo secondo