CultoARADIA, il vangelo delle streghe Tra i tanti personaggi ritenuti “minori” negli ambienti dell'occultismo e della magia, un posto di tutto rilievo merita senza alcun dubbio a Charles Godfrey Leland (1824-1903) autore del famoso libro Aradia, Gospel off he Witches ancora utilizzato come “testo sacro” dalla moderna wicca e dalla stregoneria contemporanea. Il Leland, americano di nascita, fu un valente studioso di folklore e di tradizioni popolari ma anche appassionato cultore di esoterismo e di magia e infaticabile collezionista di leggende dei popoli di tutto il mondo. Egli trascorse gran parte della sua vita in Europa, soggiornando in Francia e in Italia — dove finì con lo stabilirsi — dove si occupò attivamente di raccogliere un certo numero di tradizioni in cui vedeva un'antica sopravvivenza della religiosità romano-etrusca. Così, in Francia, egli aveva avuto modo di studiare a fondo la stregoneria popolare delle campagne e si era convinto che questo culto primevo era stato sopra ogni cosa un movimento di protesta sociale delle classi più deboli e oppresse nei confronti dell'elite dominante e del clero più intransigente, e le sue idee politiche ispirate ad un socialismo idealista e a un anarchismo romantico ne uscirono rafforzate tanto che, nel 1848, lo ritroviamo sulle barricate a fianco del celebre Eliphas Levi (pseudonimo di Alphonse Louis Constant 1810-1875) nei panni di romantico rivoluzionario durante la sommossa che portò alla proclamazione della Seconda Repubblica. Nella sua biografia, compilata a cura della nipote Elizabeth Rodins Pennel (C.G. Leland: A Biography, 2 voli. Constable & Co, New York, 1906) viene riportato che nel 1888 il Leland fu “iniziato” in un culto stregonico ancora attivo in certe regioni italiane e denominato “della Toscana-Romagna” da una strega che si celava sotto lo pseudonimo di “Maddalena”. E fu la stessa strega che, un anno prima, a Colle Val d'Elsa, aveva consegnato al Leland un manoscritto — un vero e proprio Libro del Comando — dal quale sarebbe poi derivata la sua opera principale. Ma ecco come lo stesso racconta l'episodio. “Con una di queste donne intrecciai rapporti amichevoli nel 1886, e da allora mi sono avvalso del suo aiuto per raccogliere qui e là, tra le sue consorelle del rito segreto, le tradizioni dei tempi antichi di cui esse erano a conoscenza. È vero che ho attinto anche ad altre fonti, ma questa donna, in seguito a una lunga pratica, è riuscita a comprendere perfettamente ciò che pochi arrivano a capire o, semplicemente, ciò che io andavo cercando, e come ottenerlo da quelle come lei. Dopo molti anni questa donna riuscì a procurarmi, insieme ad altre strane “reliquie” del passato, il seguente “Vangelo”, che io posseggo in una trascrizione di suo pugno. Un completo resoconto circa la sua natura, unitamente a molti dettagli, è presente nell'appendice. Non so se la mia informatrice abbia derivato una parte di queste tradizioni da fonti scritte o dalla narrazione orale, ma ritengo principalmente da quest'ultima”. Il culto di DianaDiana, la dea della luna, della classicità, il cui culto risale probabilmente all'età della pietra, diviene, nel testo del Leland, la Regina delle Streghe e, con il suo doppio solare da lei stessa emanato (Lucifero) e con l'unione dei due opposti nasce Aradia, la cui missione divina è quella di scendere sulla Terra per insegnare al genere umano l'arte della stregoneria onde permettere agli uomini oppressi di liberarsi dai dogmi delle fedi organizzate e dalla schiavitù delle classi dominanti. Secondo questa concezione la stregoneria era, all'origine, una vera e propria religione della natura, benefica e totalizzante ma priva di dogmi. È ovviamente impossibile stabilire in questa sede se queste asserzioni siano giustificate, di fatto è curioso notare come molti rituali e invocazioni di Aradia siano passati pressoché integralmente nella moderna wicca o neo-stregoneria che dir si voglia, così come l'espressione “Vecchia Religione” utilizzata per prima dal Leland stesso (e sempre in italiano nel testo originale) per indicare la stregoneria-religione delle origini, ha avuto una certa fortuna, tanto che è usata abitualmente ancora ai giorni nostri — e, del resto, alcune invocazioni contenute in Aradia sono state riprese dal grande stregone G.B. Gardner (1884-1964) e dalla sua discepola Doreen Valiente —. Ed ecco ciò che Aradia dice alle sue discepole: “Quando io avrò lasciato questo mondo, di qualsiasi cosa abbisognate, una volta al mese, quando la Luna è piena, venite in luogo deserto, nella selva, tutte insieme, e adorate lo spirito possente Di mia madre Diana; e colei che voglia apprendere la stregoneria E ancor non abbia penetrato d'essa i più profondi segreti, Mia madre gliel'insegnerà; i segreti di tutte le cose sconosciute. E cosi, dalla schiavitù sarete liberi: liberi in ogni cosa voi sarete! E in segno di tale libertà nudi vi mostrerete, uomini e donne. E questo fino a quando l'ultimo degli oppressori non sia morto”. Certamente il culto di Diana, personificazione degli aspetti positivi delle fasi lunari — così come Ecate lo è degli elementi negativi — è sopravvissuto a lungo e ben oltre l'imporsi del Cristianesimo. Il culto più antico e famoso reso alla dea si svolgeva a Nemi, vicino ad Ariccia, dove vi è ancora un laghetto di origine vulcanica chiamato “lo specchio di Diana”. In un boschetto sacro, nemus, su una riva sorgeva il Tempio di Diana (500 a.C. ca) — per inciso si tratta dello stesso lago dove ai nostri giorni ama riunirsi la congrega della sin troppo nota “strega” Maddalena Stradonna che, dopo la menopausa, diviene sterile, fredda e arida. In occasione della festa della dea, che ricorreva il giorno di ferragosto — e che poi il Cristianesimo dedicherà all'Assunta — gli schiavi godevano di un giorno di libertà e per questo motivo la dea era considerata anche la protettrice dei ladri e dei fuorilegge. Un testo preziosoAradia, Gospel of the Witches venne pubblicato in prima edizione nel 1899 e, già lo si è detto, da allora è considerato un classico della stregoneria anche se il valore antropologico del testo è assai discutibile. La cosa curiosa è che nell'edizione originale del Leiand le filastrocche e le invocazioni sono scritte in italiano (naturalmente sono infarcite di errori e di espressioni dialettali) con accanto la traduzione in inglese. Va da sé che in tutti questi anni — quasi un secolo — nessuno si è peritato di tradurre il libro e di proporlo al lettore italiano e la pecca è tanto più grave se si pensa che Aradia è dedicato espressamente alle tradizioni del nostro Paese. Ora, un editore coraggioso (…)— parliamo di F. Spinar -di della Casa di Ishtar — ha colmato finalmente questa lacuna. Aradia, tradotto e curato da un gruppo di persone che fa capo all'Associazione Culturale Primordia è ora a disposizione di tutti gli interessati in una bella edizione integrale molto curata anche graficamente (1). Ad esseri sinceri del Leland era apparso, in italiano, un altro testo. La forza della Volontà, metodo per sviluppare e rinvigorire la volontà la memoria e ogni altra facoltà mentale col sistema dell'autosuggestione, edito nel 1909 (con due divari, al secolo Cristina Bagnoli, adepta, a suo dire, della setta dei Bambini di Satana che ha fatto parlare di sé i giornali in questi ultimi tempi per le sue “stravaganze” magiche o pseudo tali. Diana era venerata quale dea della fertilità e del parto, dea della caccia e degli animali. Era detta la Triforme, la dea delle tre nature, ed era chiamata con tre nomi diversi: Diana celeste, la dea dai molti seni; Ecate infera e Artemide, la casta dea selenica. In seguito i pagani tentarono di spiegare razionalmente l'esistenza di tre diverse divinità lunari osservando che la luna è il simbolo della fertilità e della femminilità e che dunque aveva tre aspetti (piena, nuova e falciata). In questo modo Artemide era la giovinetta casta; Diana simboleggiava la madre feconda ed Ecate, infine, simbolo del peccato e del vizio. Attende una versione italiana un'altra opera importante quale è Etruscan magie and occult remedies. Pochi sanno che C.G. Leland morì il 20 marzo 1903, all'età di 79 anni a Firenze, la sua città adottiva che aveva sempre amato e ammirato. V 1.06 s |